In un villaggio sul mare viveva la piccola Aru.
Un giorno suo padre salpò, alla ricerca di terre più ricche, ma non fece ritorno. Da allora la bambina scrutava spesso il mare, piena di speranza.
Camminando sulla spiaggia le capitava di trovare dei pezzetti di vetro colorato, levigati dalle onde. Raccoglieva quei sassolini arrotondati e li conservava nella sua stanza, come gemme. Un tempo erano stati vetri affilati, ma il mare e il suo respiro avevano dato loro una nuova forma.
La prima gemma era stata quella blu: gliel'aveva regalata il suo papà e sembrava un fagiolino. Aru l’aveva conservata con cura e la considerava il suo tesoro più prezioso. Prima di addormentarsi, se la rigirava tra le dita, perdendosi nella sua luce.
Una sera d’estate, Aru fece uno strano sogno: vide il vetro diventare sempre più grande, e viaggiò verso il cuore della gemma, sentendosi piccola e smarrita in una vasta luce color cobalto.
Si ritrovò su una collina blu, ai cui piedi sorgeva un paese con curiose case, strade piene di gente, botteghe, bambini che giocavano e contadini sui loro carri. Il tutto, sotto un placido sole blu.
Si strofinò gli occhi, incredula: tutto, dalle case ai bambini era fatto di vetro! Si avvicinò alla città e un buffo ometto le venne incontro, impettito e sorridente.
«Salve, Aru, ti dò il benvenuto. Il mio nome è Gler, ti aspettavamo!»
«Davvero?» rispose Aru.
«Certo, sei la nostra salvatrice! Vieni, passeggiamo.»
Gler mostrò ad Aru la città di vetro blu: tutti gli abitanti erano paffuti e indossavano dei vestiti molto pomposi.
«Ti chiedo scusa, nobile Gler» disse Aru, «forse ti sbagli, io sono solo una bambina e non sono ricca né potente, come potrei aiutarti?»
Gler sospirò. «Ci sono tanti mondi nei vetri che il mare restituisce alla spiaggia, e sono tutti in pericolo!»
«Perchè?» domandò Aru.
«Nel tuo villaggio un bambino di nome Taito si diverte a frantumare i nostri mondi di vetro con un martello!»
«Conosco Taito!» esclamò Aru, «è cattivo e prepotente, ma non pensavo che potesse fare tanto male! Portalo qui, quando vedrà il vostro mondo, capirà.»
Gler scosse la testa. «Solo chi ha un cuore puro e disposto a credere, come te, può entrare nei mondi di vetro!»
Aru annuì, pensierosa. Voleva aiutare Gler ma, tra i bambini del villaggio, Taito era noto come un prepotente dal pugno facile!
Gler salutò Aru e le disse di camminare sulla collina. La piccola obbedì e, giunta in cima, tutto si fece confuso, chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì era nella sua capanna, ed era mattino.
Aru si alzò e corse a cercare il temibile Taito. Lo trovò seduto all’ombra di una palma: aveva davanti a sé un sasso e nella mano destra un grosso martello. Orrore! Sul sasso c’era un pezzettino di vetro levigato, indifeso. Taito stava forse per schiacciarlo?
La bambina trasse un respiro: il pensiero dei mondi di vetro in pericolo le diede coraggio.
«Ciao» disse timidamente.
Taito ringhiò: «e tu che cosa fai qui? Vattene!»
«Perché rompi i pezzi di vetro, Taito?»
Taito la guardò, infastidito. «Chi te lo ha detto? Sono affari miei, vattene o il martello lo tirerò sulla tua testa!» e, detto ciò, mandò il vetro in mille pezzi.
«No!» urlò Aru, balzando in avanti. Era tardi: rimanevano solo schegge.
Taito si alzò in piedi e spinse Aru, che cadde.
«Lasciami in pace!» gridò il prepotente, «li rompo perché mi diverte!»
Aru si rimise in piedi e le scappò una lacrima: il pensiero dei poveri abitanti di quel mondo di vetro la riempiva di tristezza, ma doveva essere forte se voleva salvare tutti gli altri!
La bambina guardò Taito, poi si avvicinò e gli prese la mano. Taito fu così sorpreso da quel gesto che non oppose resistenza. Con le sue piccole dita Aru aprì la stretta dell’altro e sul palmo pose un pezzo di vetro blu. Poi, con delicatezza, chiuse le dita di Taito attorno ad esso.
«Questo è il mio tesoro più grande, me l’ha dato mio papà, prima di partire, ed è tutto ciò che mi rimane di lui.»
Taito aprì la manona e fissò il vetro blu.
«Non capisco» disse «ti ho appena detto che romperò tutti i pezzi di vetro e tu mi affidi il tuo tesoro?»
Aru annuì. «So che ne avrai cura, non sei cattivo come vuoi far credere. Mi fiderò ti te.»
Taito si infilò il pezzettino in tasca e proruppe in una risata.
«Vorrà dire che lo romperò più tardi! Grazie, sono assai difficili da trovare!»
Detto questo, voltò le spalle ad Aru e se ne andò.
Aru si rese conto del suo errore: ora tutti i mondi di vetro e la città di Gler sarebbero finiti in briciole! Corse a casa in lacrime e pianse fino alle prime luci dell’alba.
Ma, prima che il sole sorgesse, qualcosa la svegliò.
«Pssst» fece una vocina, da qualche parte nella stanza. «Psst! Ehi! Aru!»
Aru si guardò intorno, ma non vide nessuno.
«Aru!» La vocina proveniva dalla scatola di legno dove Aru conservava i suoi tesori! La bambina aprì il cofanetto e vide un pezzettino di vetro verde brillare. Avvicinò il frammento agli occhi e vi scorse dentro il viso del suo amico Gler.
«Gler!» esclamò, «state tutti bene? Vi credevo spacciati!»
Gler rise. «Sì, piccola Aru, ci hai salvati!»
«Non capisco» replicò Aru, confusa. «Ho sbagliato tutto, ho dato il vetro a Taito, credevo lo avesse già distrutto, ormai…»
«… Guarda tu stessa!» la interruppe Gler.
Il volto del paffuto omino scomparve. Al suo posto Aru vide un grosso bambino sdraiato in un letto: era Taito! Si stava rigirando tra le dita la pietra blu, proprio come faceva lei. Il bambino ripose il vetro sotto un’asse di legno, come a voler nascondere un imbarazzante segreto.
«Come vedi non abbiamo più da temere. Grazie, bambina, il tuo coraggio ci ha salvati!»
La voce di Gler si spense e con essa la luce nel frammento verde.
Il giorno dopo, Taito incontrò Aru sulla spiaggia.
«L’ho rotto stamane» si pavoneggiò lui, «ha fatto un gran crack!»
Aru sorrise con tenerezza. «No, so che non l’hai fatto.»
Taito si portò le braccia ai fianchi e si gonfiò come un tacchino. «E tu che ne sai?»
«Lo so e basta.»
Aru gli prese la mano come il giorno prima e ancora una volta Taito non si oppose.
«Mi sono ricordata che anche tuo papà è partito per il viaggio assieme al mio. È per questo che sei sempre arrabbiato, vero?»
Una lacrima scese sulla guancia di Taito.
«Torneranno» lo rassicurò Aru. «Nel frattempo ci faremo coraggio, tu ed io, e saremo forti per loro.»
E, senza aggiungere altro, lo abbracciò. Era come cingere una quercia, tanto era grosso e lei piccina!
Dopo quel giorno nessun mondo di vetro venne più infranto e nel villaggio ci furono due nuovi, improbabili amici.